L'importanza di chiedere "Come stai?" agli altri e a te stesso
Potrebbe sembrare una domanda quasi banale, una di quelle che si fanno per rompere il ghiaccio o come proforma.
Eppure, nella sua semplicità, dice tanto sia della persona che chiede, sia di quella che risponde.
Potrebbe sembrare così scontata che spesso ci dimentichiamo di farla.
Ma, al contrario, quando non ci viene posta, ci facciamo caso.
Quante volte ci è capitato di ricevere una mail o un messaggio che andava dritto al punto.
Parole brevi, concise, inerenti solo al fare e al “cosa” e che non tenevano minimamente conto del “chi” c'era dietro a quel messaggio.
E magari anche a noi è successo, presi dalla fretta.
Colpa delle troppe cose da fare, del dover sopravvivere a numerosi imput a cui siamo costantemente sottoposti e che tolgono energie (non è un caso se la maggior parte delle persone risponde: “Sono stanco”).
Così, finiamo con l'attivare la modalità risparmio energetico per sopravvivenza e lo facciamo oggettivando le relazioni alla performance e dimenticandoci dell'empatia.
Ma dietro al “Come stai?” c'è un mondo che implica mettere sempre al centro la persona e non solo quello che fa, e il saper chiamare per nome le emozioni, discernerle, elaborarle.
Alessia Zuppicchiatti